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Storia ed Origini del Karate

Storia ed origini del Karate

Consultando vari testi, si potranno trovare spiegazioni leggermente diverse per ciò che riguarda la storia del Karate, ciò deriva dal fatto che anticamente tutto veniva tramandato per via orale per cui….
Inoltre, durante la guerra molti maestri di arti marziali morirono e con i bombardamenti subiti dal Giappone nel ’45 molto di quel po’ che era scritto è andato perduto, pertanto i racconti, sono dissimili nei particolari, ma non nella sostanza.
E’ scontato comunque che le radici del Karate si trovano nell’isola di Okinawa.
Okinawa è la principale tra le tante isole che formano l’arcipelago Ryukyu, situato tra il Giappone e la Cina, nell’oceano Pacifico; oggi Okinawa è parte integrante del Giappone, ma in passato ha vissuto periodi di indipendenza alternandoli ad altri di sudditanza ai vicini imperi della Cina e del Sol Levante.
Non si parla ancora di Karate, ma di “Tode” o mani cinesi: to corrisponde al cinese Tang, che era la dinastia al potere in Cina in quel periodo e quindi identificava la Cina, de o te, significa mano ( mano intesa come l’arto, come tecnica), infatti le tecniche di combattimento a mani nude che si sviluppano risentono prepotentemente dell’influenza dei rapporti commerciali, politici e culturali tenuti con la Cina.
Tra il XV ed il XIX secolo, l’influsso della Cina allo sviluppo del “Tode”  si esercitò attraverso due canali principali: l’arrivo delle delegazioni cinesi in occasione dell’incoronazione del re di Ryukyu e i viaggi che i rappresentanti locali, in maggioranza nobili di Shuri, effettuavano in Cina per pagare i tributi.
La durata della loro permanenza variava da pochi mesi a qualche anno e consentiva loro di assimilare gli aspetti del kempo praticato nel nord della Cina, dai nobili di Pechino.
Con il passare del tempo il “Tode” cambiò tanto da assumere caratteristiche ben specifiche: così lo “Shuri-te” identificò il karate che, nell’ottocento, si praticava nell’area circostante il castello di Shuri.
A Tomari, porto situato non lontano dalla città di Naha, si sviluppò invece il “Tomari-te”, scuola affine alla precedente tanto da riconfluire, col tempo, in essa.
Contemporaneamente, nella comunità cinese di Kume, a Naha, si affermava un altro tipo di arte: il “Naha-te”.
Possiamo dire che il moderno Shotokan sia derivato dallo Shuri-te, stile più fluido,mentre il Goju-ryu, stile più duro, sia stato influenzato dal Naha-te.
In Cina, le arti Marziali erano nate con l’introduzione (nel 495) di pratiche ascetiche sviluppate nel monastero di Shaolin dove BODHI DARMA (28° patriarca buddhista) venuto dall’India fondò il Buddhismo Chan (in giapponese ZEN).
Sembra che Bodhidarma (Tamo in cinese e Daruma Taishi in giapponese) si ispirasse a metodi di combattimento appresi in gioventù (apparteneva alla classe guerriera dei famosi Kshatriya) lasciando un metodo chiamato Ekkinkyo (in giapponese).
Quindi possiamo tracciare una linea che parte dall’India per passare in Cina per poi approdare ad Okinawa.
Oltre alle arti autoctone e all’influenza cinese, giungono, dalle occupazioni di clan giapponesi (in quel periodo Okinawa non faceva parte del Giappone come oggi) tecniche di spada ( Jigen ryu ) che danno un impulso diverso alle origini cinesi.

Si pensa che il divieto da parte degli occupanti di portare armi abbia contribuito allo sviluppo di tecniche senz’armi da parte degli Okinawensi; il KOBUDO ???ad esempio, non è altro che lo studio dell’uso in combattimento, di certi strumenti in legno che originariamente non erano altro che umili attrezzi di lavoro (vedi ad esempio il tonfa che serviva per piantare il riso, il nunchaku che serviva per batterlo ecc.).
E’ il M° Funakoshi (allievo dei maestri ITOSU e AZATO) che nel 1923 propone di sostituire questo ideogramma “ TO “ (che si può leggere anche Kara), con l’ideogramma “ KARA “ che significa vuoto: sia nel senso di vuoto = nudo, senz’armi, che nel senso di vuoto buddhista, questo termine verrà ratificato ufficialmente nel 1936.
Anche da un punto di vista politico, il Giappone, in questo periodo, risente di forti spinte nazionalistiche e quindi ha un rifiuto per tutto ciò che proveniva da paesi stranieri come la Cina.
Il Maestro cambia i nomi dei kata (wanshu diviene enpi, kushanku diviene kankudai ecc.), con l’aiuto del M° Jigoro Kano (fondatore del Judo) istituisce i gradi, le cinture e la divisa, ma soprattutto è con l’aiuto del figlio Yoshitaka, carente di salute, ma con una forte energia innovativa, che si ha il Karate moderno che tutt’ora pratichiamo

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